COMMENTO AL FILM STEIN N. 1

Film n. 38: Stein N. 1 1967-’68 8 mm c m m.60. Film graffiato

Fu una liberazione lavorare questo film. Sentivo che con questo lavoro avrei rivoltato tutta la mia concezione sul cinema. Il fatto di lavorare senza cinepresa mi tonificò. Poi lo feci vedere e piacque. Questa fu la prima mia scheda che non fu accettata:

“Avere il privilegio di girare un interruttore e spegnere il sole, abbandonando il mondo nelle tenebre. Ascoltare il lamento umano invocare la Gialla Luce.

Restare lì ad attendere per un tempo indeterminato. Sino a che avrai la certezza che tutti gli uomini si siano ormai rassegnati alla perdita di quel meraviglioso diritto.

Avere la possibilità nel frattempo di sostituire ogni cosa preesistente sul globo;

trasformando collocazione, dimensione, forma e colore di ogni oggetto.

A questo punto – tramite quel magnifico pulsante – farai riapparire una nuova luce – che sarà ancor più intensa.

Il mondo apparirà agli uomini straordinariamente allucinante; sì che gli stessi ne saranno talmente felici – che – pur conoscendo la tua impossibilità di prolungare quella magnifica situazione – in quanto  non possiedi quel potere – senz’altro ti chiederanno di poter riavere – in periodi da loro stessi stabiliti – la possibilità di riavere altre nuove trasformazioni.

Creare un film inedito, completamente nuovo, opinando la percettività visiva dell’uomo stabilizzato sulla terra intorno al 2150.

Disporre mille miliardi di proiettori cinematografici, involticizzati nella stratosfera, in modo che possano contemporaneamente occupare in proiezione – al totale – la volta celeste.

Girare l’interruttore collegato a tutti questi apparecchi e trasformare la notte nel più luminoso spettacolo inimmaginabile. 23 marzo 1968”.

Dovetti rifare tutto perché non piacque il concetto – non così mi dissero ma qualcosa di più tecnico.

Rifeci la scheda che sarà poi pubblicata con Stein n.2 su Sipario.[1]

Ma successero cose che non sto a raccontare tanto furono deprimenti, così scrissi a Mekas a New York. Leonardi mi rispose ed il resto lo conoscete.

[1] Massimo Bacigalupo, Studi monografici della Rivista Bianco e nero, Il film sperimentale, fascicolo 5/8- Roma 1974, pp. 58-62.

[1] Sipario, n.266, giugno 1968, p.23, dall’articolo di Daniela Palazzoli, Nuovo cinema come utopia. Si legge la scheda rifatta, con lo stesso testo riportato da Sirio Luginbühl, Cinema underground oggi, Mastrogiacomo Editore, Images 70, Padova 1974, pp. 21.

 

 

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